Sede universitaria e arcivescovile e città dalla storia plurimillenaria, è il centro amministrativo storico dell'isola, essendo stata, sotto la denominazione di Caralis, capoluogo della provincia di Sardinia et Corsica[10] durante il periodo romano, e poi capitale e sede degli stamenti del Regno di Sardegna dal 1324/1355 al 1847[11][12][13].
Il suo porto è classificato "internazionale" per via della sua importanza; svolge funzioni commerciali, industriali, turistiche e di servizio per passeggeri[14].
Geografia fisica
Vista di alcune zone di Cagliari e parte dell'area metropolitana. Sullo sfondo, lo stagno di Molentargius, il Poetto e la catena dei "Sette fratelli".
Il territorio comunale si estende per 86,05 km², più del 40% dei quali sono occupati dalle aree umide degli stagni, delle lagune, dei bacini artificiali e delle saline[15].
Ha in comune con Roma, Lisbona, Praga e Istanbul il fatto di essere stata costruita su sette colli calcarei[16] che identificano altrettanti quartieri cittadini: Castello, Tuvumannu/Tuvixeddu, Monte Claro, Monte Urpinu, Colle di Bonaria, Colle di San Michele, Calamosca/Sella del Diavolo. A questi vanno aggiunti Montixeddu, Monte Mixi e Cuccuru 'e Serra, situati su rilievi più bassi. La città è caratterizzata infatti da zone collinari, dove sono situati i quartieri storici, e da zone pianeggianti, dove sorge la maggior parte dei quartieri nati a partire dal XIX secolo.
Clima
Il clima è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e siccitose. I valori estremi estivi talvolta superano di poco i 40 °C (a volte con tassi di umidità assai elevati), mentre quelli invernali scendono leggermente sotto lo zero, ma solo in condizioni particolari e rare. Frequenti i venti, soprattutto il maestrale e lo scirocco; d'estate la brezza marina diurna da scirocco (detto s'imbattu in cagliaritano) abbassa la temperatura e rende più tollerabile la calura[17].
Secondo la stazione meteorologica di Cagliari Elmas, la temperatura media annua si attesta sui 17,7 °C, ma all'interno della città soprattutto le temperature minime risultano più alte di qualche grado[18][19].
L'ultima nevicata con accumulo è stata registrata nel gennaio del 1993[20].
Il nome Kalaris[21], secondo Max Leopold Wagner ascrivibile al protosardo[22], è composto dalla radice *kar e dal suffisso -ali e trova riscontri nei toponimi Carale di Austis, Carallai di Sorradile, Caraglio della Corsica, Caralis della Panfilia e dell'Isauria e Caralitis della Pisidia. "Kar" negli antichi linguaggi mediterranei significava "pietra, roccia" e il suffisso "al" dava valore collettivo; si sarebbe formato così Karali, che significherebbe "località rocciosa". Per il linguista Guido Borghi, il toponimo potrebbe derivare invece dal protoindoeuropeo *Ḱr̥hₐ-ĕ-lĭ-s o *ḱr̥r-ăhₐ, con il significato di "piccolo capo" o "testa"[23].
Cagliari era chiamata Krly dai fenicio-punici,[24] mentre in latino era Caralis o al plurale Carales; quest'ultima forma è attestata per la prima volta nel Bellum Africum e secondo un'interpretazione storico-linguistica potrebbe essere connessa all'esistenza, nel primo periodo romano, di due comunità distinte: quella più antica della vecchia città punica e quella più recente rappresentata dagli immigrati romano-italici del vicus munitus Caralis (citato da Publio Terenzio Varrone), poi fusesi nel corso del II secolo a.C.[25].
Durante l'epoca giudicale il centro della città divenne il borgo di Santa Igia (contrazione di Santa Cecilia[26]). Con l'arrivo dei Pisani (1216/1217) e la distruzione di Santa Igia (1258), Cagliari venne identificata nei documenti dell'epoca come Castellum Castri de Kallari e successivamente come Castell de Càller in catalano. L'attuale toponimo Cagliari deriva dalla pronuncia in spagnolo di Callari[22]. In lingua sarda il nome attuale Castéddu verrebbe dall'identificazione della città con il quartiere fortificato di Castello, edificato durante la dominazione pisana[22].
La leggenda, narrata dallo scrittore latino Gaio Giulio Solino, vuole che Caralis sia stata fondata da Aristeo, figlio del dio Apollo e della ninfa Cirene, giunto in Sardegna dalla Beozia nel XV secolo a.C. circa. Aristeo introdusse in Sardegna la caccia e l'agricoltura, riappacificò le popolazioni indigene in lotta fra di loro e fondò appunto la città di Caralis, sulla quale in seguito regnò. Secondo alcune fonti, Aristeo venne accompagnato in Sardegna da Dedalo, il quale, secondo gli antichi greci, sarebbe l'artefice delle imponenti opere dedalee (i nuraghi) presenti sull'isola[27][28].
Preistoria e storia antica
Alcune domus de janas e resti di capanne del IV - III millennio a.C. scoperte a San Bartolomeo e sul colle di Sant'Elia confermano che la zona dove sorge l'odierna città fu abitata fin dal Neolitico[29]; le risorse del mare, degli stagni e del fertile terreno della pianura campidanese garantivano il sostentamento delle popolazioni del periodo prenuragico[30]. All'Età del rame risalgono i reperti della cultura di Monte Claro, diffusasi in tutta la Sardegna, che prende il nome dall'omonimo colle cagliaritano[31]. Ritrovamenti archeologici dell'Età del bronzo, come ad esempio le ceramiche egee ritrovate nel nuraghe Antigori presso Sarroch, fanno ipotizzare che le popolazioni nuragiche stanziate nell'odierno cagliaritano avessero intrattuto intensi rapporti commerciali e culturali con i Micenei[32] e sono testimonianza che i suoi porti godevano già allora di vita e di frequentazione; lo stesso mito di Aristeo sulla fondazione di Caralis potrebbe essere nato, in epoca successiva, dal lontano ricordo di questi antiche interazioni fra Sardi e Greci[33].
I Fenici, che frequentarono i porti di Cagliari e di altre zone della Sardegna sin dall'VIII secolo a.C., o in periodo comunque antecedente alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Il poeta romano Claudio Claudiano del IV secolo, descrivendo Karalis, la definisce "Tyrio fundata potenti"[22], ossia fondata dalla potente Tiro (nell'odierno Libano), e i dati archeologici confermano la presenza fenicia nel periodo della cosiddetta "talassocrazia" di Tiro. Passata ai Cartaginesi nel VI secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalla necropoli di Tuvixeddu, ritenuta la più vasta necropoli punica del Mediterraneo[34].
Divenuta il centro principale dell'isola, ormai in gran parte sotto l'influenza di Cartagine, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica nel 238 a.C., all'indomani della prima guerra punica[35]. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 46 a.C.Cesare la premiò per averlo sostenuto nello scontro con Pompeo concedendole lo stato giuridico di municipio[36]. Alla morte di Cesare i cittadini gli rimasero fedeli e si schierarono dalla parte del figlio adottivo Ottaviano contro Sesto Pompeo[37]. Dopo la vittoria di Ottaviano, in età imperiale, ci fu un lungo periodo di tranquillità politica e di grande sviluppo economico. L'aspetto dell'abitato subì numerosi mutamenti durante la lunga dominazione romana[29], di cui sono notevoli i resti l'anfiteatro e le ville suburbane come la cosiddetta Villa di Tigellio.
Alla metà del V secolo la città cadde sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa, comandati dal re Genserico. Caralis fece parte del regno dei Vandali per circa ottant'anni, divenendo per un breve lasso di tempo capitale di un regno sardo indipendente proclamato dal funzionario germanico ribelle Goda[38]. Fu riconquistata dai Romani d'Oriente di Giustiniano nel 534 d.C. ed entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, sottoposta all'esarcato d'Africa[39]. Durante la guerra gotica, che imperversava nella penisola, contingenti ostrogoti occuparono per un breve periodo la città che passò poi nuovamente ai bizantini[40]. Nel 599 d.C. la flotta longobarda di Agilulfo compì un'incursione di saccheggio nelle coste cagliaritane ma venne respinta dalle milizie locali[41].
Storia medievale
Con la divisione dell'isola in quattro Stati detti giudicati, la città, da secoli in fortissima recessione demografica e ormai ridotta al borgo di Santa Igia o Santa Gilla, rimase a capo del giudicato che ne prese il nome. Aveva subìto secoli di incursioni saracene, contrastate dal principio dell'XI secolo con l'aiuto delle potenze navali di Pisa e Genova. È nota la progressiva ingerenza che le due città marinare esercitarono da allora sulla Sardegna. Il Giudicato cagliaritano, fin dalle sue più antiche attestazioni, rientrò nell'orbita dei Pisani e dei Genovesi; furono i primi che finirono con l'impadronirsene. Nel 1215, un anno dopo la morte del giudice Guglielmo I Salusio IV, di fronte alla possibilità di un'alleanza tra la nuova giudicessa Benedetta e Genova, il pisano Lamberto Visconti di Eldizio, marito di Elena di Gallura, ottenne con la minaccia delle armi la cessione del colle che sarebbe stato detto di Castello: infatti, quasi a guardia della capitale giudicale, vi venne presto costruita una città fortificata interamente pisana: il Castellum Castri de Kallari (1216/1217). Alla morte di Benedetta le succedette la sorella Agnese in qualità di reggente per il figlio Guglielmo II Salusio V ([1])[43].
Nel 1257 il neo-sovrano filoligure Guglielmo III-Salusio VI scacciò i pisani dalla rocca di Castel di Castro, ceduta l'anno precedente al comune di Genova dal predecessore Giovanni Torchitorio V[43]. Ciò accese l'ira di Pisa e degli altri tre giudicati sardi filopisani che immediatamente attaccarono Guglielmo. Il 20 luglio 1258, dopo un anno di guerra, Santa Igia venne distrutta dalla coalizione guidata da Gherardo e Ugolino della Gherardesca, Guglielmo di Capraia, Giovanni Visconti e l'ammiraglio Ottone Gualduccio[44], e sulle sue rovine venne sparso il sale; il giudice Guglielmo riuscì a fuggire a Genova dove morì nello stesso anno[43]. Ebbe così fine il giudicato di Cagliari che venne smembrato in tre parti: la parte settentrionale fu annessa dal giudicato di Arborea, la parte orientale dal giudicato di Gallura, l'area occidentale fu assegnata alla famiglia dei Della Gherardesca, mentre il comune di Pisa mantenne il governo di Castel di Castro, considerato "la chiave del Mediterraneo"[45]. Da allora il Castellum Castri si identificò con la stessa Cagliari, come mostra l'attuale nome sardo della città, Castéddu. Nondimeno attorno ad esso si formarono i sobborghi di Stampace (toponimo che si riscontra anche a Pisa) e di Villanova; in queste appendici trovarono asilo i profughi sardi di Santa Igia[46], esclusi dal Castello[47], che dipendeva direttamente da Pisa e aveva un ordinamento comunale regolato dal Breve Castelli Castri de Kallari[48]. Il porto di Bagnaria, collegato a Castello dal quartiere fortificato della Marina, era invece regolato dal Breve portus kallaretani[48].
Nel luglio del 1270 nel porto della Cagliari pisana fece tappa per circa una settimana l'esercito cristiano al comando del re Luigi IX di Francia, che si apprestava a partecipare all'Ottava crociata contro i musulmani della Tunisia.
Non passarono che pochi decenni e sopraggiunse un'altra dominazione. Questa volta furono gli Aragonesi che, nella loro guerra di conquista della Sardegna (1323-1326), assediando Cagliari, edificarono una loro roccaforte su un altro colle, ancora più meridionale: quello di Bonaria. Tuttavia non distrussero la città nemica, come avevano fatto i Pisani con Santa Gilla, ma anzi, vinta la battaglia di Lucocisterna, lasciarono il Castelloinfeudato a Pisa. I toscani però non sopportavano la concorrenza del nuovo borgo aragonese di Bonaria, col suo fiorente porto: l'anno seguente ripresero le armi, ma vennero nuovamente sconfitti dagli aragonesi in una battaglia navale svoltasi nel golfo degli Angeli tra il 26 e il 29 dicembre 1325 e dovettero abbandonare per sempre il Castello. Le loro abitazioni furono riassegnate a sudditi della corona d'Aragona[49], principalmente catalani trasferitisi da Bonaria. Ai pisani (i cosiddetti pullini) fu tuttavia permesso di continuare a risiedere alla Marina e nelle altre appendici[50].
Sotto la dominazione iberica Càller (Cagliari), città reale non sottomessa e sede del viceré, venne dotata di un codice municipale modellato sulla base di quello di Barcellona[51] e divenne la capitale del nuovo regno. Il Castello, riservato ai nuovi dominatori catalano-aragonesi, per ragioni di sicurezza militare venne interdetto agli stranieri e dal 1333 anche ai sardi[47][52] (il divieto perdurò fino al XVI secolo); il quartiere del porto, la Bagnaria pisana ormai nota come La Pola, fu potenziato e ampliato[53]. Alcune famiglie di origine iberica che si insediarono a Cagliari in quell'epoca sono tuttora presenti in città; tra le varie si possono ricordare gli Aymerich, gli Amat, i Manca, i Canelles e i Sanjust.
Storia rinascimentale, seicentesca e settecentesca
Conquistata la Sardegna pisana e inglobati i possedimenti dei Malaspina, il regno dovette fronteggiare prima i Doria e poi Mariano IV d'Arborea, il quale nel 1353 aveva scatenato la rivolta contro gli aragonesi, cosicché il territorio regio si ridusse alle sole città di Cagliari e Alghero, mentre la parte restante divenne parte del giudicato di Arborea, l'unica entità statale isolana rimasta indipendente. Questa situazione si protrasse a fasi alterne fino al 1409, quando una nuova spedizione militare aragonese, guidata da Martino I di Sicilia, sconfisse arborensi e alleati nella battaglia di Sanluri, facendo sì che a partire dal 1420, a seguito della cessione per 100 000 fiorini dei restanti territori del giudicato arborense, il territorio del Regno di Sardegna, con capitale Caller, coincidesse per la prima volta con quello dell'intera isola.[55]
Nel 1535 l'imperatore Carlo V d'Asburgo lanciò una grande spedizione navale contro Tunisi; prima di partire verso l'Africa la flotta effettuò un ultimo raduno a Cagliari[56]. La visita del sovrano in città è ricordata da un'epigrafe in latino sopra il portale dell'ex Palazzo di Città e da un pulpito oggi situato nell'atrio della chiesa di San Michele[57].
Nel corso dello stesso secolo furono potenziate le fortificazioni con la costruzione dei bastioni, progettati dall'architetto cremonese Rocco Capellino e successivamente modificati dai ticinesi Paleari Fratino[58], e i diritti e benefici dei catalano-aragonesi furono estesi a tutti i cittadini[59]. A metà del XVI secolo Cagliari, una delle tante città di uno sterminato impero in continua espansione, superava di poco i 10 000 abitanti mentre Barcellona ne contava circa 30 000 e Madrid circa 20 000[60]. La popolazione, seppur piccola, era piuttosto internazionale: c'erano infatti comunità provenienti dalla Spagna (presenti a Cagliari ormai da due secoli[61]), dalla repubblica di Genova (che fondarono l'arciconfraternita dei Genovesi[62]) e da altri antichi Stati italiani ed europei[59][63]. La lingua più parlata era il catalano, anche se il sardo era ampiamente compreso[64].
La vita intellettuale fu relativamente vivace e nel XVII secolo venne fondata l'università (1607). Tuttavia pian piano la città, pur fortemente ispanizzata, specialmente nel suo tessuto dirigenziale e istituzionale, cominciò a esprimere una certa insofferenza per la dominazione iberica: sentimento che culminò nell'assassinio del viceré Camarassa (1668).
L'età delle riforme che seguì in tutta Europa vide la riorganizzazione dell'università, dell'ospedale, dell'archivio di Stato e della biblioteca universitaria e la creazione di una scuola di chirurgia e della stamperia reale. I piemontesi non furono tuttavia ben tollerati. E dopo che Cagliari aveva resistito all'assedio navale dei francesi rivoluzionari (1793), vedendo rifiutata la richiesta di una maggiore autonomia e del rispetto degli antichi privilegi, la città insorse il 27-28 aprile 1794 (oggi festa denominata «Sa die de sa Sardigna») e cacciò temporaneamente i piemontesi[67]; ma la rivolta, fagocitata da una sollevazione anti-feudale nel resto dell'isola, si risolse senza conseguenze.
Storia ottocentesca
Cagliari, rioccupata, divenne dal 1798 al 1814 non solo la capitale ma anche il centro politico-amministrativo del Regno di Sardegna e ospitò nel Palazzo reale (detto Viceregio) la corte sabauda, cacciata da Torino dai francesi, i quali avevano costituito la Repubblica Piemontese, mentre non avevano potuto conquistare la Sardegna[68].
La presenza della corte in città non impedì l'insorgere di varie
sollevazioni contro i Savoia, la più importante delle quali fu la rivolta di Palabanda, dal nome della località in cui si trovava la villa ove venne organizzata. In questi anni si assistette ad un grande sviluppo della città: nel 1811 venne installata la prima illuminazione pubblica e fu sistemata la rete stradale. Tuttavia si verificarono anche periodi di carestia seguiti da un'epidemia di febbre (1816). Nel 1847, così come a Sassari, un moto popolare partito dall'università portò il re Carlo Alberto a riconoscere la fusione dell'isola con gli Stati sardi di terraferma (Ducato di Savoia, Ducato di Genova)[69].
Con le nuove tecniche belliche a Cagliari, privata del ruolo di piazzaforte all'indomani della proclamazione del Regno d'Italia, furono abbattute le mura e si posero le basi per la grande espansione dell'ultimo secolo. Attirati dalle tante potenzialità inespresse, si stabilirono in questo periodo a Cagliari numerosi imprenditori (soprattutto liguri, piemontesi, svizzeri e francesi) che favorirono la riorganizzazione cittadina importando le prime forme di industrializzazione[70]; avvenne così il passaggio dalla società da Ancien Régime ad una di tipo capitalista. Gli architetti sardi (e non), tra cui Gaetano Cima e Dionigi Scano, ridisegnarono il centro urbano secondo i gusti dell'epoca; si imposero il neoclassico e il neogotico, sorsero i caratteristici palazzi liberty.
Storia novecentesca e contemporanea
Il 14 aprile 1899, alla presenza del re Umberto I, fu posta la prima pietra del municipio di via Roma, terminato nel 1907: questo evento diede un avvio quasi simbolico al nuovo secolo, con il trasferimento del potere cittadino dal vecchio quartiere di Castello alla moderna area vicina al porto, luogo di traffici e commerci. Il palazzo rientra tra le opere realizzate dall'amministrazione di Ottone Bacaredda, sindaco di Cagliari dal 1889 al 1921 quasi ininterrottamente, riconosciuto come uno dei sindaci più illuminati della città.
Il 14 maggio 1906 scoppiarono scioperi contro il carovita, che causarono due morti e parecchi feriti[71].
Nel 1924 il governo Mussolini con la cosiddetta "legge del miliardo" stanziò per la modernizzazione della Sardegna più di un miliardo di lire[72], andato in buona parte a Cagliari. Il fascismo arrivò in città con violenza, occupando le sedi dei partiti avversi e cacciando gli oppositori, tra cui Emilio Lussu che fu assalito nella sua casa di piazza Martiri il 31 ottobre 1926. Alla fine degli anni venti, con l'annessione dei comuni di Pirri, Selargius, Quartucciu, Monserrato e successivamente Elmas (1937), Cagliari raggiunse i 100 000 abitanti. È in questi anni che vennero costruite importanti opere pubbliche, molte delle quali realizzate dal giovane progettista comunale Ubaldo Badas, le cui architetture originali contribuirono ad abbellire la città sia negli anni trenta che nel dopoguerra (il parco delle Rimembranze, il Terrapieno e parte dei giardini pubblici). Grazie all'attenta amministrazione di Enrico Endrich, fascista convinto ma dotato di libero pensiero, a Cagliari non furono realizzate costruzioni tali da stravolgere il tessuto cittadino originario; le opere progettate dopo la fine del suo mandato (1933) non fecero in tempo a essere completate a causa della guerra.
Durante la seconda guerra mondiale Cagliari subì numerosi bombardamenti (l'80% della città venne colpito in modo più o meno grave, tanto che Cagliari fu dichiarata Città Martire e ricevette una medaglia d'oro al valor militare[73]), dei quali si possono ancora vedere i segni in alcune zone del centro storico. I bombardamenti cominciarono il 17 febbraio del 1943, con l'arrivo di un centinaio di aerei statunitensi. Tra il 26 e il 28 febbraio 1943 si ebbero i bombardamenti più pesanti, con la distruzione di molti luoghi importanti. Le vittime furono più di 2 000[73].
Nel 1948 Cagliari diventò ufficialmente capoluogo della Sardegna secondo l'articolo 2 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. Dal secondo dopoguerra in poi la popolazione crebbe fino a raggiungere un massimo di circa 220 000 abitanti nel 1981 per poi calare drasticamente a seguito dei referendum svoltisi fra metà degli anni ottanta e inizio degli anni novanta che sancirono l'autonomia delle varie frazioni di epoca fascista. I nuovi comuni sono conurbati fortemente alla città storica in un'unione che costituisce il fulcro dell'area metropolitana cagliaritana.
Durante la sua storia la città di Cagliari cambiò diversi stemmi. Il primo di cui si ha notizia risale al periodo pisano; il simbolo di Castel di Castro, il cui bassorilievo è osservabile sulle mura della torre dell'elefante, è costituito da uno scudo gotico su cui è rappresentato un castello a muratura isodoma, sul mare, avente tre torri merlate e due portoni[74].
Nel periodo aragonese-spagnolo lo stemma venne sostituito con uno nuovo formato da uno scudo a losangainquartato in croce di Sant'Andrea sui cui riquadri sono rappresentati due castelli sul mare, simbolo di Cagliari medioevale, alternati dalle pali d'Aragona. Questo stemma rimase in uso fino al 1766, quando con regio diploma fu sostituito da quello odierno[75].
La municipalità venne insignita del cavalierato dell'Ordine del Toson d'oro durante il periodo aragonese di re Carlo II per fedeltà alla corona. Nel 1679 alla città fu donato il medaglione dell'Ordine, ritoccato nella forma originale durante il periodo sabaudo di re Vittorio Amedeo II con l'incisione dei simboli del regno. Viene indossato ogni anno dall'alter nos del sindaco di Cagliari in occasione della festività cittadina di Sant'Efisio[77][78]:
«Capoluogo dell'isola nobile e generosa, scolta invitta d'Italia al centro del Mediterraneo, sopportò per anni, con l'indomita fierezza della sua gente, lunghe, terrificanti ed assillanti distruzioni di guerra recate dall'intensa offesa aerea. Fiera del suo destino, accolse con fierezza ogni prova dolorosa. Dilaniata, stroncata e ferita a morte non smentì mai le sue alte civiche virtù e la fama gloriosa acquistata nei secoli dal suo popolo eroico, sublime in ogni sacrificio per l'onore della Patria. Sardegna, 1940 - 1943» — 19 maggio 1950
La lunga storia e le varie dominazioni e influenze provenienti dall'esterno hanno contribuito a donare alla città un importante patrimonio culturale e architettonico.
Cuore medioevale della città è il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale fu la residenza dei nobili. Degni di nota sono anche i quartieri storici di Stampace, Marina e Villanova. Il primo era il quartiere dei borghesi e dei mercanti, il secondo quello dei pescatori e marinai, il terzo dei pastori e dei contadini.
Seminario arcivescovile di Cagliari: originariamente situato presso Palazzo Belgrano nel quartiere Castello, oggi si trova alle pendici del colle San Michele.
Palazzo Regio: edificato in epoca aragonese, fino al 1847 era la residenza dei viceré e, in alcune occasioni, dei re del Regno di Sardegna.
Palazzo di Città: fu sede municipale dal periodo aragonese fino ai primi del Novecento.
Palazzo Boyl: palazzo nobiliare in stile neoclassico situato nel quartiere di Castello e risalente alla metà dell'Ottocento.
Palazzi liberty: serie di palazzi sorti fra Ottocento e Novecento su commissione della crescente borghesia imprenditoriale cagliaritana (fra gli esempi più significativi la palazzata di via Roma, il palazzo Valdés, palazzo Balletto, palazzo Merello, palazzo Accardo) o fatti realizzare da esponenti della cultura cagliaritana, come la villa Atzeri in viale Regina Elena, commissionata dal preside della facoltà di Giurisprudenza nonché professore di diritto civile presso l'Università di Cagliari.
Palazzo Vivanet: palazzo in stile neogotico costruito sul finire dell'Ottocento che si trova in via Roma di fronte alla stazione ferroviaria.
Nuovo palazzo civico: attuale sede municipale, venne ultimato nel 1907 ed è intitolato ad Ottone Bacaredda. Lo stile eclettico dell'edificio riprende modelli gotico-catalani e liberty.
Palazzo Fadda-Tonini: costruito negli anni '30, nel 2002 è stato classificato come edificio di rilievo.
Architetture militari
Castello di San Michele: l'edificio fortificato sorge sul colle omonimo e, benché rimaneggiato nei secoli successivi, rappresenta uno dei pochi esempi di architettura risalenti al periodo giudicale sopravvissuti fino ai giorni nostri.
Il bastione di Saint Remy: venne costruito alla fine del XIX secolo sulle mura antiche della città, risalenti agli inizi del XIV secolo, collegando fra loro i tre bastioni meridionali della Zecca, di Santa Caterina e dello Sperone, per unire il quartiere Castello a quelli sottostanti di Villanova e Marina.
Necropoli di Tuvixeddu: è la più grande necropoli punica esistente che sorge sul colle omonimo. Oltre alle tombe puniche, sono presenti sepolcri di epoca romana.
Lo stagno di Cagliari (3 000 ettari di superficie) a ovest e il parco naturale regionale Molentargius-Saline a est (17,6 km²), riconosciuti come zone umide protette da varie leggi regionali e comunitarie, offrono asilo a notevoli colonie di fenicotteri che da anni vi nidificano, creando un ambiente simile a quello della Camargue francese. Mentre per lo specchio d'acqua del Molentargius è stato messo in atto un piano turistico e di rivalutazione ambientale, con bonifiche e apertura al pubblico di parte del parco, molti punti di Santa Gilla versano ancora in una situazione di degrado, con parte dello stagno interrato nel 1980 per la realizzazione del Porto Canale.
Parchi
Di seguito una lista dei più importanti parchi cittadini:
Il Poetto (in sardo Su Poettu) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena.
Altra spiaggia frequentata è la piccola spiaggia di Calamosca situata nel tratto di mare tra la zona di Capo Sant'Elia e il Poetto.
Abitanti censiti[83] Nota bene: in verde sono evidenziati i dati relativi alla popolazione del comune di Cagliari alla data citata. In blu sono evidenziati i dati relativi alla popolazione residente negli attuali confini del comune di Cagliari dal 1951 a oggi. Il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.</ref
La popolazione di Cagliari raggiunse il suo picco massimo nel 1981 con circa 220 000 abitanti. Negli anni ottanta e novanta, tramite referendum, tre frazioni cagliaritane divennero comuni autonomi. Così, con l'autonomia di Quartucciu (11 418 ab.) nel 1983, Elmas (8 475 ab.) nel 1989 e Monserrato (20 829 ab.) nel 1991, Cagliari passò da circa 220 000 a circa 150 000 abitanti.
Al 31 dicembre 2019 la popolazione straniera ammontava a 9575 persone, pari al 6,2% della popolazione totale; le prime cinque nazionalità per numero di abitanti sono[84]:
«Is ogus tuus, alluttus chi su fogu, Sa bucca tua, prus frisca de una rosa, In su coru m’ ant fattu cussu giogu Chi no assimbilat a nisciuna cosa, Chi spitzulat e poburu e signori, E chi ddi nant, sino sbagliu, amori»
(IT)
«I tuoi occhi fiammeggianti, la tua bocca più fresca di una rosa mi hanno fatto in cuore quello scherzo che non rassomiglia a nessun’altra delle cose che ti possano capitare, che pizzica sia il povero che il signore e che, se non sbaglio, si chiama amore»
(Estratto della poesia in cagliaritano A Lugori di Ottone Bacaredda)
La lingua autoctona di Cagliari, resa coufficiale nello Statuto comunale[85], è il sardo (sardu) e per la precisione il campidanese (sardu campidanesu) nella variante cagliaritana (casteddaju).
La lingua sarda è conosciuta e parlata sempre meno dalle nuove generazioni, che ormai utilizzano in larga misura solo quella italiana, perlopiù nella sua variante regionale: difatti, nel corso di tre secoli e più recentemente tramite l'istruzione obbligatoria e i mezzi di comunicazione di massa, l'italiano è diventato predominante nei rapporti sociali di ordine formale e informale, relegando il sardo a un ruolo marginale; spesso i giovani ne hanno solo una competenza passiva o limitata a poche locuzioni stereotipate, per via del rapporto coi parenti anziani che ancora lo parlano, mentre con i genitori (per scelta di questi ultimi in merito alla loro educazione) hanno parlato solo e sempre in italiano.
La variante cagliaritana del sardo nei suoi registri alti ha tradizionalmente rappresentato il modello linguistico per tutta l'area centromeridionale dell'isola, variante diastratica alta utilizzata dal ceto borghese in tutto il dominio campidanese, nonché modello letterario di riferimento per scrittori e poeti.
Religione
La maggioranza dei cagliaritani è di religione cattolica. Fra la popolazione immigrata sono presenti ortodossi e musulmani. La città è sede dell'Arcidiocesi di Cagliari, che ha origini antiche: seppure non documentata, si ha notizia del primo vescovo sant'Avendrace già intorno al 70 d.C.; il vescovo Quintasio partecipò al Concilio di Arles del 314. Nel territorio di competenza dell'Arcidiocesi si trovano 133 parrocchie[86].
Cagliari e la sua area demologica presentano molte manifestazioni antropologiche peculiari, eredità dei vari popoli che hanno influenzato la storia della città.
Numerose sono le feste religiose praticate nel corso dei secoli. Molte si svolgono ancora oggi, mentre di altre si è mantenuto solo il ricordo nella memoria orale o nella tradizione letteraria.
A febbraio si svolge il Carnevale di Cagliari, sfilata di maschere accompagnate dal ritmo della ratantira, con carri artigianali e costumi che riprendono in chiave carnevalesca quelli cagliaritani, in particolar modo quello della Panetiera. Nel corso del Novecento la tradizione è stata portata avanti dalla GIOC, associazione della Gioventú Italiana Operaia Cattolica, con sede fino al 2007 nella chiesa di Santa Restituta in Stampace. Da quando l'associazione non ha più una sede, poiché revocata da parte dell'allora arcivescovo, si è dovuta sospendere momentaneamente la manifestazione tradizionale, lasciando il posto a una più commerciale riservata ai bambini. Dal 2017 altre associazioni hanno ripristinato la tradizione.
Il lunedì dell'Angelo si svolge una processione dedicata a sant'Efisio, per sciogliere il voto per la grazia concessa nel 1793, quando per sua intercessione le navi francesi che bombardavano Cagliari vennero portate via dal vento in tempesta[90]. Come le altre feste dedicate al santo guerriero, viene organizzata dall'Arcinconfraternità del Gonfalone.
Il 1º maggio si celebra un evento religioso e culturale di grande importanza in Sardegna: la festa di sant'Efisio martire, una processione annuale che si svolge per sciogliere il voto fatto al santo dalla città durante l'epidemia di peste del 1652[91]. Per l'occasione, nel capoluogo si concentrano decine di gruppi in costume tipico provenienti da tutta l'isola, centinaia di cavalieri e numerosi carri addobbati (chiamati traccas) trainati dai buoi. Tutti insieme partecipano alla grande sfilata nel centro di Cagliari che ha fine con l'arrivo in via Roma del cocchio con la statua del santo la quale viene poi trasportata fino a Nora presso la chiesa a lui dedicata. Il 4 maggio il simulacro fa rientro a tarda notte nella sua chiesa cagliaritana.
A luglio è la volta della festa con la caratteristica processione a mare, di Nostra Signora di Bonaria. Per l'occasione decine di imbarcazioni imbandierate accompagnano il simulacro della Vergine nelle acque del porto.
Il 15 agosto si festeggia l'assunzione di Maria. Mentre nella tradizione italiana la Madre di Dio è rapperentata come una creatura "viva", a Cagliari, e in Sardegna in genere, viene raffigurata come addormentata. La Dormitio della Vergine è una tradizione bizantina (per la parte spirituale) e catalana (soprattutto per la parte della vestizione). In tale data avviene una processione in cui il simulacro della Madonna è adagiato come addormentato su un letto, coperto da un velo.
Il patrono della città è san Saturnino, che si festeggia il 30 ottobre[92].
L'Università degli Studi di Cagliari iniziò la sua attività nel 1626 ed è il principale ateneo di Cagliari nonché il più frequentato della Sardegna.
A Cagliari è presente dal 1970 anche la Pontificia facoltà teologica della Sardegna.
La scuola Stampacina è stata un'importante scuola di pittura sarda; il nome deriva dallo storico quartiere di Cagliari dove i pittori della famiglia Cavaro tennero bottega dagli inizi del XV agli inizi del XVII secolo. I principali esponenti furono Gioacchino Cavaro, Pietro Cavaro, Michele Cavaro, Lorenzo Cavaro, Pietro Raxis e Pietro Mainas.
Per quanto riguarda la musica contemporanea, godono di una certa fama cantanti come Pago e più recentemente Marco Carta.
Dal 1939 è attivo il conservatorio Pierluigi da Palestrina, erede dell'Istituto musicale Mario De Candia, che negli ultimi anni ha istituito una convenzione con il liceo artistico Foiso Fois aprendo il Liceo musicale di Cagliari[101].
Cucina
La cucina cagliaritana è legata alla cucina tipica dell'isola, in particolare quella campidanese, ma presenta anche influenze catalane e liguri[102]. Fra i piatti più tradizionali si possono citare quelli a base di pesce come la fregula cun cocciula (fregola con le vongole), cocciula e cozzas a schiscionera (vongole e cozze cucinate in tegame), sa burrida a sa casteddaia (piatto a base di gattuccio marino, aceto e noci), sa cassola (zuppa di pesci, crostacei e molluschi), le orziadas (anemoni di mare insemolati e fritti) e l'aligusta a sa casteddaia (aragosta condita alla cagliaritana).
I primi piatti più famosi sono i malloreddus a sa campidanesa, spaghetti con vongole e bottarga, spaghittus cun arrizzonis (spaghetti ai ricci di mare serviti anche in diverse varianti, coi carciofi o con asparagi selvatici), su mazzamurru (pane casereccio raffermo cotto nel sugo o nel brodo, condito col pecorino grattugiato) e le panadas (piatto originario di Assemini, consiste in una sorta di torta salata ripiena di carne o anguille, la cui pasta viene preparata impastando semola, strutto e olio d'oliva); dal 2022 è entrata nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali sardi anche la pizzetta cagliaritana, un doppio disco di pasta sfoglia che racchiude sugo di pomodoro e un cappero.
I secondi piatti sono essenzialmente arrosti di carne.
Ad aprile ha inizio la stagione lirica e del balletto, organizzata dal Teatro Lirico di Cagliari; generalmente le rappresentazioni finiscono a dicembre.
I primi di maggio si teneva dal 1948 la Fiera campionaria della Sardegna, tappa obbligata per tutti coloro che desideravano curiosare nell'assortito panorama sardo ed estero. L'ultima edizione si è svolta nel 2018, dopo un declino costante nei dieci anni precedenti[104].
Nei mesi estivi presso la Fiera campionaria hanno luogo molti concerti e spettacoli che vedono protagonisti artisti italiani e internazionali.
A luglio o settembre nel Golfo degli Angeli si disputa la regata denominata Audi MedCup a cui partecipano le migliori imbarcazioni mondiali.
In novembre i locali della Fiera ospitano l'European Jazz Expò, festival dedicato al jazz, in cui si esibiscono anche artisti di rilievo come Paolo Fresu.
Ogni anno si tiene in città il meeting Terra Sarda di atletica che accoglie alcuni dei più forti atleti italiani ed internazionali.
Geografia antropica
Urbanistica
La città si è sviluppata in diversi periodi: si possono chiaramente distinguere il centro storico di origine medievale e i nuovi quartieri, frutto del fenomeno dell'urbanizzazione, sorti tra XIX e XX secolo.
Il centro storico ha assunto la sua fisionomia, ancor oggi in gran parte conservata, nella seconda metà del XIII secolo, quando ad est e ovest del Castello e della Marina si aggiunsero le due appendici di Villanova e Stampace. La pianta della Cagliari pisana (e poi aragonese e spagnola) aveva la forma di un'aquila[53], simbolo imperiale, similmente ad altre città medievali italiane come ad esempio Cividale del Friuli[105].
(ES)
«[...] Soy Aguila Real pues la Cabeza es el Castillo y cola la Marina, la una ala Villanueva se confiesa y l'otra es Estampache mi vecina»
(IT)
«[...] Son Aquila Reale, la mia testa è il Castello e coda è la Marina, un'ala Villanova si dichiara e l'altra è Stampace, a me vicina»
(Estratto da Hymno a Càller di Juan Francisco Carmona, 1631)
A partire dal XIX secolo, con il depennamento di Cagliari dalla lista delle piazzeforti del Regno d'Italia (1866) e il conseguente abbattimento delle mura, la città si è espansa verso est, ovest e nord.
Al 2023 Cagliari, con un reddito pro capite di 25315 €, risulta il primo comune per reddito pro capite della Sardegna e si colloca al sesto posto tra i 20 capoluoghi di regione italiani[107].
Pesca
Grazie alla vicinanza del mare e agli stagni, il settore della pesca è abbastanza sviluppato. La città inoltre possiede uno dei più grandi mercati ittici d'Italia, il mercato di San Benedetto, con una vasta scelta sia per commercianti che per privati.
Il distretto espositivo della fiera di Cagliari, fondata nel 1948, è il più importante dell'isola.
Turismo
Negli ultimi anni sta prendendo piede il settore turistico grazie alla costante crescita del numero dei visitatori che scelgono Cagliari per le loro vacanze.
Nella sola città di Cagliari nel 2022 si contavano circa 1400000 presenze e 600000 arrivi[108].
Infrastrutture e trasporti
Strade
Da Cagliari partono alcune importanti strade statali e provinciali:
Strada statale 554 Cagliaritana, che raccorda esternamente al centro, le varie vie di comunicazione che si diramano dalla città e dall'hinterland, tra le altre la
Dalla stazione del vicino comune di Monserrato ha inizio la linea ferroviaria a scartamento ridotto per Arbatax e Sorgono dell'ARST; il servizio regolare di trasporto pubblico locale è limitato alla tratta sino a Isili, mentre la restanti tratte sono percorse dai treni turistici più conosciuti come Trenino Verde.
Porti
Cagliari è servita dal porto passeggeri, commerciale e terminal crociere di via Roma. Vi sono collegamenti di linea con navi passeggeri per Civitavecchia, Napoli e Palermo e merci con Genova e Livorno.
A Cagliari ha sede anche il Porto Canale, dedicato al traffico container. Una zona del porto di via Roma è riservata alle imbarcazioni turistiche. Altri due porti turistici sono Su Siccu (Lega Navale) e Marina Piccola.
Aeroporti
La città è servita dall'omonimo aeroporto intitolato a Mario Mameli, che si trova a pochi chilometri dal centro di Cagliari, in territorio di Elmas. Raggiungibile in auto tramite la SS 130, è collegato con tutti i treni regionali in partenza e in arrivo a Cagliari.
Il trasporto pubblico urbano e suburbano è svolto tramite servizi gestiti dal CTM, che integrano la rete filoviaria, mentre il trasporto regionale è svolto con autoservizi di linea ARST.
Unipol Domus (fino al 2021 noto come Sardegna Arena): stadio provvisorio inaugurato nel settembre 2017, ospita le partite casalinghe del Cagliari Calcio.
Stadio Sant'Elia (calcio): completato nell'estate del 1970 e chiuso nel 2017; durante il Campionato mondiale di calcio 1990 ha ospitato le tre partite del Gruppo F eliminatorio riguardanti l'Inghilterra, sesta testa di serie: contro l'Irlanda l'11 giugno, i Paesi Bassi il 16 e l'Egitto il 21. La Nazionale italiana ha finora disputato allo stadio Sant'Elia cinque partite: Italia-Svizzera 4-0 valevole per le qualificazioni alla fase finale dell'Europeo 1968, Italia-Spagna 1-2 il 20 febbraio 1971 (amichevole), Italia-Argentina 0-0 il 21 dicembre 1989 (amichevole), Italia-Svizzera 2-2 il 14 ottobre 1992 (prima partita di qualificazione ai Mondiali del 1994), Italia-Russia 2-0 il 9 febbraio 2005 (amichevole, ricordata per i festeggiamenti, precedenti l'incontro, a Gigi Riva - tuttora massimo goleador della Nazionale con 35 reti - che includevano l'assegnazione della cittadinanza cagliaritana onoraria e la cerimonia di ritiro della maglia n. 11 del Cagliari in onore del suo più illustre possessore).
Stadio Amsicora, dove il Cagliari Calcio vinse lo scudetto nel 1970, poi utilizzato solo per l'hockey su prato e la ginnastica; comprende anche strutture per attività sportive amatoriali (palestra, campi di calcio a 5)
^Breve storia di Cagliari', su ufficiostampacagliari.it, 2 febbraio 2009. URL consultato il 15 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2015).
^Gli abitanti delle appendici, di giorno, svolgevano in Castello i lavori più disparati, anche e soprattutto quelli più umili, ma al tramonto dovevano abbandonarlo. Al segnale che veniva dato col suono del corno avevano l'obbligo di uscire immediatamente dalle sue porte principali. Chi non si apprestava subito alle uscite e veniva trovato ancora all'interno della rocca veniva catturato e buttato fuori dalle alte mura, giù negli strapiombi. Risale a quel periodo il detto ancora in uso a Cagliari "Ci d'anti bogau a son'e corru" ("L'hanno cacciato via al suono del corno", cioè veramente in malo modo)
^ab Francesco Fuggetta, Bombe su Cagliari: cronologia di una strage, su comunecagliarinews.it, 4 marzo 2009. URL consultato il 15 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2015).
In neretto i capoluoghi di regione, in corsivo le città metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica la città metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.