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Nato a Napoli da Giovanni e da Carolina De Liguori, effettuò studi classici e di matematica alla Scuola Militare Nunziatella intorno al 1874. Successivamente passato all'Accademia Militare, vi conseguì la nomina a sottotenente del Regio Esercito. Nel 1884, tenente di artiglieria, entrò come studente alla Scuola superiore di Guerra, da cui uscì nel 1886 col grado di capitano[1].
Nel 1882 pubblicò il testo Come operino i grandi eserciti e negli anni successivi collaborò con articoli alla Rivista militare[1]. Con il grado di tenente colonnello di Stato Maggiore, a partire dal 1894 insegnò storia militare per otto anni presso la Scuola superiore di Guerra di Torino[2][3]. Scrisse una serie di importanti lavori di storia militare sulle guerre napoleoniche e su von Moltke, nei quali impiegò il metodo delle approssimazioni successive appreso durante i suoi studi di economia. Nel 1902 divenne capo dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore e nel 1903 fu promosso colonnello. Si dimise dallo Stato Maggiore nel 1906 per divergenze con il Capo di Stato MaggioreTancredi Saletta circa la difesa dei confini nord-orientali italiani[2][3]. Barone studiava la storia integrandola con elementi di statistica, economia, sociologia, etnografia e demografia[1].
Barone è stato descritto come "uno dei fondatori della teoria pura dell'economia socialista."[9] Nel 1908, presentò un modello matematico per l'economia collettivista secondo il quale determinate condizioni, successivamente identificate con i prezzi ombra, dovevano essere soddisfatte al fine di raggiungere il "massimo benessere collettivo". Quest'ultimo corrisponde al prezzo di produzione al costo minimo dall'efficienza di Pareto raggiunta in equilibrio competitivo. Egli mise in evidenza che tale risultato non poteva essere raggiunto a priori ma solo attraverso la sperimentazione su ampia scala con grandi richieste in termini di raccolta dati, anche assumendo la fissità delle relazioni produttive. Con questi assunti, egli suggerì che il movimento verso l'efficienza economica in un'economia collettivista non fosse inconcepibile. Per tale regime, qualunque fosse la regola di distribuzione adottata dal Ministero della Produzione, le stesse categorie economiche sarebbero riapparse in termini di prezzi, salari, interesse, affitto, profitto, risparmio, etc., sebbene forse con nomi differenti. La sua analisi, e le risposte degli economisti austriaci, alimentarono la discussione sul problema di calcolo economico ed il socialismo di mercato negli anni trenta del XX secolo. Il suo metodo, inoltre, anticipò la formulazione da parte di Abram Bergson della funzione di social welfare tre decenni dopo.
Note
^abcdeEnrico Ciancarini, La scuola di guerra di Torino, Civitavecchia, Prospettiva, 2013, pag. 110-11
Oscar Nuccio, «BARONE, Enrico», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 6, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1964.
Enrico Barone, Il Ministro della Produzione nello Stato Collettivista, nel Giornale degli Economisti, Sept./Oct., 2, pp. 267–293, 392-414, 1908. Tradotto quale "The Ministry of Production in the Collectivist State," in Friedrich von Hayek, ed. (1935), Collectivist Economic Planning, pp. 245-290, reprinted in R. Marchionatti, ed. (2004), Early Mathematical Economics, 1871-1915: The Establishment of the Mathematical Method in Economics, v. IV, Taylor & Francis, pp. 227-263. Consultabile online sul sito Panarchy.org.
Federico Caffè, Barone, Enrico, in The New Palgrave: A Dictionary of Economics, vol. 1, pp. 195–196, 1987.
Paul A. Samuelson, Foundations of Economic Analysis, 1947, Enlarged ed. 1983.
Enrico Barone, Le opere economiche, Bologna, Zanichelli editore, 1936.
Antonio Maria Fusco, Esprit de finesse ed esprit de géométrie in Enrico Barone, nel volume di A. M. Fusco Postille a scritti vari d'economia, 2002, pp. 65-72.