Tilke ha fondato la Tilke GmbH Ingenieure und Architekten ad Aquisgrana nel 1984, unendo diverse competenze nei campi dell'architettura e dell'ingegneria civile ed elettronica, in modo da fornire soluzioni complete per progetti di ampio respiro – in particolare nei settori dello smaltimento rifiuti e dei circuiti automobilistici. Il suo studio ha partecipato negli anni 1990 a dei lavori sull'Hockenheimring in Germania, e al rinnovamento radicale dell'A1-Ring in Austria, facendosi notare dal mondo della Formula 1. È stato quindi incaricato di progettare le modifiche al circuito di Catalogna di Montmeló, a quello del Nürburgring, nonché di riprogettare il rettilineo del circuito del Fuji.
Dopo aver progettato e realizzato il circuito di Sepang in Malaysia, Tilke è diventato quindi la prima scelta per gli organizzatori di nuovi Gran Premi in aree che devono costruire un nuovo tracciato motoristico. Il marchio caratteristico dei progetti di Tilke è un lungo rettilineo seguito da un secco tornante, che dovrebbe facilitare le operazioni di sorpasso.
Tilke è stato anche pilota di auto della categoria turismo. Ha partecipato a gare di endurance, tra cui la 24 Ore del Nürburgring. Nei primi anni 2000, assieme a Dirk Adorff, ha inoltre vinto alcune gare del campionato tedesco V8Star Series.
È stato anche incaricato dei progetti di altri circuiti che non si sono poi materializzati, come quelli di Cancún, Città del Capo o il tracciato urbano di Dublino, oltre a collaborare ad aggiornamenti di strutture già esistenti; in tal senso, tra il 2021 e il 2022 ha curato le modifiche al Red Bull Ring, rese necessarie per adattarne le caratteristiche anche al motomondiale per ragioni di sicurezza.[1][2]
Critiche
Molti hanno mosso critiche circa l'uniformità dei suoi progetti per la Formula 1, spesso fin troppo simili tra loro tanto da venire appellati, spregiativamente, come «Tilkodromi». In questo senso, i circuiti disegnati da Tilke sembrano sì rispondere meglio di altri alle moderne necessità di sicurezza e gestione degli spazi complessivi degli autodromi, nonché a garantire delle ottime riprese per il pubblico televisivo — grazie anche a una spiccata attenzione architettonica, sovente assente in passato nel circus —; ciò nonostante, l'impegno verso tutti questi aspetti andrebbe a discapito dello spettacolo motoristico in pista, con dei tracciati giudicati da appassionati e addetti ai lavori come banali e privi di fascino,[3] che offrono scarse possibilità di sorpasso e soprattutto non fanno emergere le qualità di guida dei piloti più talentuosi.[4]