Prima di entrare in politica Iohannis era un insegnante di fisica e ispettore scolastico. Fu eletto per la prima volta sindaco della città di Sibiu nel 2000, in rappresentanza del Forum democratico dei tedeschi in Romania (FDGR). Malgrado la condizione di minoranza dei cittadini di etnia tedesca della città, Iohannis ottenne una vittoria a sorpresa e fu rieletto anche per i successivi mandati nel 2004, nel 2008 e nel 2012. È considerato colui che ha trasformato la sua città in una delle destinazioni turistiche più popolari della Romania, avendo merito della proclamazione di Sibiu a Capitale europea della cultura nel 2007.
All'indomani del primo turno del voto per le presidenziali del 2009, quando era ormai chiaro che sarebbe stato celebrato il ballottaggio tra Mircea Geoană (Partito Social Democratico) e Traian Băsescu (Partito Democratico Liberale), Crin Antonescu garantì l'appoggio del suo partito al candidato del PSD in cambio dell'eventuale formazione di un governo di coalizione presieduto da Iohannis[1]. La vittoria di Băsescu, tuttavia, vanificò la proposta.
I suoi genitori, Susanne e Gustav Heinz Johannis, entrambi sassoni di Transilvania, emigrarono nel 1992 come pensionati da Sibiu in Germania, dove si stabilirono a Würzburg, in Baviera.[7] Klaus Iohannis ha dichiarato in un'intervista che la presenza della famiglia Iohannis è attestata a Cisnădie già dal XVI secolo.[8] Ha anche affermato che quando suo padre si presentò in comune per registrarne la nascita, l'ufficiale dell'anagrafe si rifiutò di trascrivere il nome con la iniziale "J", come da tradizione di famiglia da cinquecento anni.[9]
Klaus Iohannis si laureò nel 1983 in fisica presso l'Università Babeș-Bolyai di Cluj-Napoca. Dopo gli studi universitari, fu prima professore di fisica ad Agnita e, poi, in alcune scuole di Sibiu. Nel 1989 iniziò ad insegnare al Colegiul Național Samuel von Brukenthal della città natale. Nel 1997 divenne ispettore scolastico dell'istituto, mentre dal 1999 al 2000 fu ispettore scolastico generale del distretto di Sibiu.
È sposato dal 1989 con Carmen Iohannis (nata il 2 novembre 1960 con il cognome Lăzurcă), insegnante di inglese al Colegiul Național Gheorghe Lazar di Sibiu.[10] La moglie è discendente da una famiglia greco-cattolica del villaggio di Sântu, vicino Reghin.[11] Durante il periodo di interdizione della Chiesa greco-cattolica rumena da parte delle autorità comuniste, Carmen partecipava alle messe clandestine officiate da Pompei Onofreiu nella sua casa da via Șelarii, alle quali prendeva parte anche Klaus.[12]
Venne eletto alla carica di sindaco della città di Sibiu il 18 giugno 2000 con il sostegno del FDGR, formazione portavoce dei diritti della minoranza tedesca. Nonostante a Sibiu (Hermannstadt in tedesco) questa rappresentasse solamente l'1,6%, Iohannis vinse con un netto 69,18% al ballottaggio contro Ioan Cindrea del Partito Social Democratico[13]. Le sue riforme ebbero un tale successo che il 7 giugno 2004 venne rieletto con l'88,7% dei voti al primo turno[14] e nominato una terza volta nel 2008, sempre al primo turno, con l'83,26% delle preferenze, in alleanza con il Partito Nazionale Liberale[15].
Iohannis è il primo sindaco rumeno di origine tedesca dopo Albert Dörr, che dal 1940 al 1945 fu primo cittadino di Sibiu.[16][17] Durante gli anni di amministrazione di Iohannis, la città di Sibiu è stata nominata Capitale europea della cultura per il 2007, insieme a Lussemburgo.[18][19] Ha avviato numerosi collaborazioni con investitori stranieri e ha ricevuto diverse sovvenzioni per i suoi progetti da parte dell'Unione europea. Il 28 dicembre 2007 il presidente Traian Băsescu ha decorato Iohannis con l'Ordine della Stella di Romania con il rango di cavaliere, il più alto riconoscimento conferito dallo stato romeno.
Candidato per la carica di Primo ministro
Il 14 ottobre 2009, in seguito alla sfiducia del governo del primo ministro Emil Boc (PD-L), fu proposto dai gruppi di opposizione Partito Nazionale Liberale, Partito Social Democratico e Unione Democratica Magiara di Romania come nuovo primo ministro[20]. L'invito, tuttavia, fu declinato dal presidente della repubblica. L'opposizione, quindi, criticò la decisione del presidente del paese di non procedere alla nomina. Il leader socialdemocratico Mircea Geoană, promuovendo la figura di Iohannis, accusò Băsescu di cercare di influenzare le elezioni presidenziali di quell'anno. Il leader liberale Crin Antonescu comunicò che il PNL non avrebbe accettato nessun altro primo ministro ad eccezione di Klaus Iohannis.
I due successivi primi ministri proposti al parlamento dal presidente della repubblica, Lucian Croitoru e Liviu Negoiță, non riuscirono ad ottenere l'investitura, mentre Boc mantenne l'incarico ad interim fino alla presidenziali. Prima del turno di ballottaggio, che vedeva affrontarsi il presidente uscente Traian Băsescu e Mircea Geoană, PNL e PSD firmarono un accordo politico a sostegno di Geoană, che prevedeva la nomina di Iohannis a primo ministro di un eventuale nuovo governo di coalizione. Le elezioni del 6 dicembre, tuttavia, furono vinte da Traian Băsescu. Il 7 dicembre Klaus Iohannis riconobbe ufficialmente che non esistevano più possibilità per la sua nomina. Successivamente Emil Boc riuscì a costruire una nuova maggioranza parlamentare che diede vita al governo Boc II, entrato in carica il 23 dicembre 2009.
Partito Nazionale Liberale
Ingresso nel PNL
Il 20 febbraio 2013 Klaus Iohannis entrò a far parte del PNL su invito di Crin Antonescu.[21] Il giorno dopo il consiglio nazionale del PNL votò all'unanimità una mozione di deroga sugli anni di anzianità necessari per aspirare ad un ruolo nella direzione del partito, per permettergli di candidarsi ad una posizione in vista del congresso straordinario del 23 febbraio 2013.[22] Iohannis, candidatosi nella lista collegata ad Antonescu, fu eletto primo vicepresidente del PNL.
Fino all'inizio del 2014 si verificarono molti scandali e incomprensioni tra i partner di governo, sia a livello locale che nazionale. Tra le accuse, i liberali sospettavano che i socialdemocratici avrebbero cercato di cooptare alcuni loro ministri nel PSD, al fine di costruire una maggioranza individuale senza il PNL. Antonescu, quindi, decise di operare un rimpasto dei propri ministri, oltre a proporre la nomina di Iohannis come ministro degli interni e vice primo ministro.[24] Antonescu recriminò, inoltre, la scarsa attenzione rivolta dal primo ministro al PNL.[25] Ponta, tuttavia, rifiutò la soluzione proposta dal partner di governo.[26] La crisi portò ad un costante scambio di accuse[27][28][29][30][31] e, alla fine, il 25 febbraio 2014 allo scioglimento dell'alleanza. Il PNL chiese persino le dimissioni del primo ministro, mentre Antonescu lasciò il proprio incarico alla presidenza del senato.[32][33][34][35]
Presidente del Partito Nazionale Liberale
Dopo la sconfitta alle elezioni per il Parlamento europeo del 25 maggio 2014 il PNL ottenne solo sei seggi, mentre Antonescu annunciò le sue dimissioni da capo del partito.[36] A livello statutario, quindi, in qualità di primo vicepresidente Iohannis assunse l'incarico di presidente ad interim fino al nuovo congresso straordinario, celebratosi il 28 giugno 2014.[37] In tale occasione Iohannis fu eletto ufficialmente presidente titolare del PNL con il 95% delle preferenze dei delegati (1.334 voti), contro gli appena 144 voti ottenuti dall'avversario Ioan Ghișe.[38]
Oltre al PNL, anche gli altri gruppi cristiano-democratici del Partito Democratico Liberale (PD-L) e di Forza Civica (FC) ottennero uno scarso risultato alle elezioni europee del 26 maggio 2014. Per costituire un più ampio fronte di centro-destra, quindi, Klaus Iohannis avviò delle trattative con il leader del PD-L Vasile Blaga per la formazione di un'alleanza politica e, in un secondo momento, la fusione tra i due partiti. Anche Mihai Răzvan Ungureanu, presidente di FC, prese parte ai negoziati. Come risultato delle trattative fu stabilito che FC sarebbe confluita nel PD-L, mentre PNL e PD-L avrebbero congiuntamente partecipato alle elezioni presidenziali del 2014 sotto l'insegna della coalizione Alleanza Cristiano Liberale (ACL), evento che avrebbe preceduto la fusione ufficiale tra le due formazioni del 2015.
Il candidato presidenziale dell'alleanza fu stabilito in un secondo momento. Mentre il PNL sosteneva Iohannis, il PD-L appoggiava Cătălin Predoiu. Basandosi sui sondaggi d'opinione condotti dall'ACL, alla fine, Iohannis fu ritenuto il candidato migliore. L'11 agosto, perciò, il congresso unificato di PNL e PD-L ufficializzò la sua candidatura alla presidenza della repubblica, mentre Cătălin Predoiu fu indicato come candidato premier per le elezioni parlamentari del 2016. A Vasile Blaga fu assegnato il coordinamento della campagna elettorale di Iohannis. In precedenza Blaga era stato anche capo della campagna elettorale di Traian Băsescu per le elezioni del 2004 e del 2009.
Elezione a presidente della Repubblica
Il 27 settembre 2014, Iohannis lanciò pubblicamente la propria candidatura per le elezioni presidenziali del 2 novembre. La presentazione avvenne nel corso di un evento organizzato a Bucarest di fronte al Palazzo Victoria, sede del governo, con lo slogan «La Romania delle cose ben fatte» (in rumeno: «România lucrului bine făcut»).
Al primo turno del 2 novembre, che vedeva concorrere 14 candidati totali, Klaus Iohannis ottenne 2.881.406 di voti, pari al 30,37% delle preferenze espresse, mentre l'affluenza fu del 53,17% (9.723.232 votanti). Con il secondo posto, quindi, si classificò per il ballottaggio contro il candidato del PSD Victor Ponta, giunto primo con 3.836.093 di voti (40,44%).
Tra primo e secondo turno di voto Iohannis rifiutò di negoziare l'appoggio politico da parte degli altri candidati eliminati, affermando che i voti dei romeni non erano merce di scambio. Malgrado le dichiarazioni, però, sottoscrisse un documento programmatico predisposto dall'indipendente Monica Macovei, che prevedeva l'impegno presidenziale alla difesa dello stato di diritto.
Nei giorni precedenti il ballottaggio si diffuse sui social network una campagna denigratoria contro Victor Ponta, scaturita dall'ostruzionismo del governo in area PSD sull'espletamento delle operazioni di voto del 2 novembre nelle sezioni elettorali ubicate all'estero. Iohannis attaccò Ponta sullo stesso argomento, chiedendo l'ampliamento del numero dei seggi elettorali nelle circoscrizioni estere, nonché l'estensione dell'orario di voto. Al secondo turno, quindi, Iohannis beneficiò sia del favore degli elettori che vivevano in altri paesi, sia di quello di chi non si era presentato alle urne al primo turno.
Il secondo turno di scrutinio si svolse il 16 novembre 2014. Sebbene i sondaggi mostrassero il vantaggio di Ponta, Iohannis ribaltò le previsioni, guadagnando il 54,43% dei voti.
Presidente della Romania
Alle presidenziali del novembre 2014 Klaus Iohannis sconfisse Victor Ponta (PSD), in quel momento primo ministro in carica. Il 21 novembre 2014 la Corte costituzionale convalidò i risultati delle elezioni, cui seguì la solenne cerimonia di investitura alla presenza del presidente uscente Traian Băsescu, il cui mandato si esaurì il 21 dicembre 2014. Klaus Iohannis divenne il quinto presidente della Romania postrivoluzionaria.
In seguito a veloci consultazioni con gli altri partiti, tra i primi atti presidenziali di Iohannis vi fu la firma di un patto nazionale per il sostegno finanziario dell'esercito. Una seconda realizzazione fu il respingimento della legge sull'amnistia proposta da Victor Ponta e in discussione in Parlamento. Nel mese di aprile 2015 esortò i partiti politici a consultazioni riguardanti la legge elettorale, mentre in maggio promulgò un pacchetto di leggi riguardanti il finanziamento dei partiti e la legge elettorale per le elezioni locali delle leggi elettorali Pur ammettendo che non si trattava di leggi perfette, queste rappresentavano un passo in avanti. La legge sul voto per corrispondenza, nonostante si riferisse solo alle elezioni parlamentari, fu pubblicata nel mese di ottobre e promulgata dal presidente solo in novembre, dopo che la Corte costituzionale ebbe rifiutato il ricorso presentato da ALDE e l'UDMR. Nel mese di maggio 2015, il presidente avviò consultazioni con i gruppi parlamentari riguardanti il quadro legislativo sul trattamento e la protezione dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche. I leader dei partiti politici, quindi, firmarono un'iniziativa di legge di modifica e completamento della legge 506/2004.
Nella prima parte del mandato Iohannis ha più volte espresso il suo desiderio di vedere un governo diverso da quello condotto da Victor Ponta, ma annunciò che avrebbe lavorato nel quadro dei limiti istituzionali con il primo ministro a prescindere dalle divergenze politiche. I già fragili rapporti fra i due, infatti, rischiarono di rompersi nel giugno 2015, quando la Direzione nazionale anticorruzione della Romania avviò un'inchiesta penale contro Victor Ponta per fatti commessi nel corso della sua carriera di avvocato. Iohannis, tuttavia, non poté procedere alla sua destituzione, poiché la costituzione prevedeva la possibilità di sospendere un membro del governo solamente per crimini commessi nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche. In tali circostanze, il Partito Nazionale Liberale propose al parlamento, senza successo, due distinte mozioni di censura contro il premier (il 5 giugno, e il 21 settembre). Le dimissioni di Victor Ponta, in ogni caso, avvennero ai primi di novembre 2015, come esito delle proteste popolari scaturite dalla tragedia del Club Collectiv.
Le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo, per la prima volta nella storia della Romania, avvennero anche con i rappresentanti della società civile e non solamente con i partiti politici. Nonostante le precedenti dichiarazioni a favore di un eventuale governo con a capo Cătălin Predoiu, la scelta del presidente sul nuovo primo ministro ricadde sull'indipendenteDacian Cioloș, che formò un governo tecnico.
Nel corso del mandato il presidente e il parlamento mostrarono opinioni divergenti su alcuni progetti, come quello delle pensioni speciali, sulle modifiche al codice fiscale o al voto per corrispondenza. Klaus Iohannis non esitò a rivolgersi al parlamento per una revisione o alla Corte Costituzionale per la verifica di diversi progetti di legge emanati dalle camere o dall'esecutivo.
Durante le proteste dell'inverno del 2017, Iohannis fu in mezzo ai manifestanti, mostrando il suo sostegno alla causa. Fu un fermo oppositore della controversa Ordinanza d'urgenza 13, che prevedeva la depenalizzazione di alcuni atti di corruzione. Fu anche uno strenuo sostenitore della celebrazione di un referendum sul proseguimento della lotta alla corruzione, problema costantemente tema di dibattito durante la campagna presidenziale del 2014.
Conferenza stampa congiunta con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul terrorismo in Qatar
Politica estera
Il primo anno di mandato fu caratterizzato da un tour internazionale del presidente, che visitò circa 15 stati, nonché gli Stati Uniti. Il ritmo non fu mantenuto nel 2016, visto che Iohannis preferì concentrarsi su alcuni paesi dell'UE.
La prima crisi importante gestita dal presidente fu quella migratoria e sull'introduzione di quote obbligatorie per gli immigrati da ospitare nel paese, caso per il quale Iohannis fu criticato per non aver risposto prontamente all'emergenza e perché sosteneva una posizione contraria a quella della Commissione europea. Inizialmente, infatti, la Romania respinse l'idea dell'introduzione di quote vincolanti, unendosi ad un gruppo di stati che, però, non riuscì ad ottenere quanto sperato. In un secondo momento la Romania dichiarò che tali quote potessero essere adottate, nonostante il crescente numero di persone richiesto dalla Commissione europea.
Il secondo anno in carica fu segnato da un cambiamento di atteggiamento, con l'avvento a Palazzo Cotroceni, sede della presidenza della repubblica, del nuovo consigliere presidenziale in materia di politica estera, Bogdan Aurescu, che sostituì Lazăr Comănescu, indicato come ministro del governo Cioloș. Il nuovo obiettivo dichiarato dalla Romania fu quello di diventare un polo regionale, sia a livello politico, che nel campo della sicurezza.
La presidenza di Iohannis non mancò di aspetti controversi, come nel caso della proposta della Romania di costituire un gruppo navale della NATO per le esercitazioni militari nel Mar Nero. Mentre l'accordo avrebbe dovuto essere siglato in occasione della visita di Iohannis in Bulgaria, il governo di Sofia si ritirò solamente un giorno prima della firma del documento. Rappresentò un successo, invece, l'istituzione della Brigata plurinazionale, con sede a Craiova, cui aderirono diversi stati. L'obiettivo era quello di trasformare la Romania nel principale partner di NATO e Stati Uniti nell'area dell'Europa dell'est, all'epoca minacciata dall'atteggiamento espansionista della Russia.
Per quanto riguardava la Moldavia, Iohannis dichiarò l'operazione di un cambiamento politico. Al posto del tradizionale sostegno riposto dalla Romania a determinate figure politiche del paese vicino, la presidenza avrebbe supportato le istituzioni statali, per renderle più forti. Tali indicazioni furono alla base dell'istituzione di un elenco di obblighi che le autorità moldave avrebbero dovuto soddisfare per continuare ad accedere ai finanziamenti accordati dalla Romania.
Per quanto riguardava la Brexit, votata dal referendum del Regno Unito nel 2015, la Romania cercò di trasmettere l'idea che la sua realizzazione non sarebbe stata una "tragedia", bensì un evento che avrebbe potuto offrire alla Romania un'opportunità per rafforzare il suo ruolo nell'Unione europea.
Posizioni politiche
Lotta anticorruzione
(RO)
«În calitate de președinte îmi iau angajamentul să garantez justiția independentă și statul de drept, asta înseamnă că nu voi accepta sub nicio formă ca politicienii să-și subordoneze justiția în orice formă. De asemenea, pot să afirm foarte clar că pe timpul mandatului meu nu voi grația niciun politician condamnat pentru acte de corupție»
(IT)
«In qualità di presidente mi impegno a garantire un sistema giudiziario indipendente e lo stato di diritto. Ciò significa che non accetterò in alcun modo che i politici subordinino la giustizia in qualsiasi forma. Posso affermare chiaramente che durante il mio mandato non darò la mia grazia a nessun politico condannato per atti di corruzione»
(Klaus Iohannis)
Klaus Iohannis è un dichiarato sostenitore della lotta alla corruzione in Romania. Già dall'assunzione dell'incarico presidenziale nel dicembre 2014, inviò numerosi messaggi di apprezzamento per il lavoro della Direzione nazionale anticorruzione[54] e, in riferimento a Victor Ponta, dichiarò che non avrebbe collaborato con un premier accusato di corruzione.[55]
Nel 2016 ricevette dalla Fondazione tedesca Hermann Ehlers un riconoscimento per il sostegno allo stato di diritto e alla lotta alla corruzione.[56]
Il 13 febbraio, 2017 il Parlamento all'unanimità diede il proprio parere favorevole sull'organizzazione di un referendum in tema di corruzione richiesto dal Presidente Iohannis.
Unificazione della Romania con la Repubblica di Moldavia
Durante la campagna presidenziale del 2014, l'unificazione della Romania con la Repubblica di Moldavia era un tema molto dibattuto. Klaus Iohannis dichiarò che «l'unificazione è una cosa che solo Bucarest può offrire e che solo Chișinău può accettare», ribadendo che lo stato romeno aveva l'obbligo storico di sostenere il percorso europeo della Repubblica di Moldavia.[57] La sua posizione, tuttavia, fu variabile. Nel mese di novembre 2016, Iohannis affermò che l'unificazione con la Moldova fosse possibile, ma non nell'immediato futuro.[58] Contestualmente dichiarò che i movimenti favorevoli all'unificazione avevano allontanato i moldavi dalla Romania.[59]
Diritti LGBT
Durante la campagna presidenziale del 2014, Klaus Iohannis ha dichiarato:[60]
(RO)
«E o temă prea sensibilă pentru o campanie electorală. Eu sunt căsătorit într-o familie clasică și ăsta e modelul meu. Reprezint o minoritate etnică, dar văd că în secolul XXI minoritățile de alt fel sunt mai interesante. Trebuie să plecăm de la premisa că nimeni nu trebuie persecutat pentru că aparține unui alt grup și nu trebuie repudiați doar pentru că sunt altfel. Doar o societate puternică poate să îi accepte pe toți. Societatea românească nu e pregătită pentru un răspuns tranșant. Nu dau un răspuns, dar ca președinte sunt dispus să deschid problema. Trebuie să acceptăm că orice minoritate are drepturi și o majoritate e puternică atunci când protejează o minoritate»
(IT)
«È un argomento troppo delicato per una campagna elettorale. Sono sposato e ho una famiglia naturale e questo è il mio modello. Rappresento una minoranza etnica, ma vedo che nel XXI secolo altre minoranze sono più interessanti. Dobbiamo supporre che nessuno dovrebbe essere perseguitato perché appartiene a un altro gruppo e non dovrebbe essere ripudiato semplicemente perché è diverso. Solo una società forte può accettare tutti. La società rumena non è pronta per una risposta netta. Non do una risposta, ma come presidente sono disposto ad aprire la questione. Dobbiamo accettare che ogni minoranza ha diritti e che una maggioranza è forte quando protegge una minoranza»
(Klaus Iohannis)
Nell'ottobre 2016 si dichiarò contro il fanatismo religioso in merito alla proibizione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.[61][62] Inoltre, Iohannis lanciò un appello per la tolleranza e l'accettazione di tutte le minoranze.[63] Per la prima volta un presidente rumeno chiarì che le minoranze sessuali non dovrebbero essere discriminate.[63] L'Ambasciatore degli Stati Uniti Hans Klemm si disse molto colpito dalla dichiarazione del presidente Iohannis sul matrimonio tra persone dello stesso sesso,[64] mentre alcune pubblicazioni straniere, come Deutsche Welle, Washington Post[65] e The New York Times[66], elogiarono il «notevole coraggio di optare per la modernità» in un paese «ancora arretrato».[67]
Aspetti controversi
Cause su proprietà immobiliari
Nel giugno 2014 un'inchiesta del quotidiano Evenimentul zilei accusò Iohannis di aver costruito il proprio patrimonio immobiliare a spese dello stato. L'allora sindaco di Sibiu, infatti, si sarebbe arricchito tramite l'acquisizione di proprietà da eredi che non avevano effettivamente diritto ai beni di cui erano entrati in possesso, ma che avevano ottenuto falsificando dei documenti con la complicità di Iohannis e della moglie Carmen.[68][69][70][71]
Nel novembre 2015 fu costretto a restituire una casa nel centro di Sibiu dopo che il tribunale di Brașov dichiarò nullo l'atto di compravendita.[72]
Secondo i giornalisti di Rise Project, la maggior parte degli edifici di proprietà di Klaus Iohannis sarebbe connessa ad un'eredità ottenuta tramite la presentazione di falsi certificati.[73] Nel 2017 a nome di Iohannis esistevano due procedimenti penali per falsificazione o uso di falso,[74] uno archiviato e uno trasmesso alla DIICOT, ma senza alcuna formalizzazione di rinvio a giudizio.[73]
Presunta incompatibilità di funzioni
Nel mese di gennaio 2015 Iohannis vinse il processo contro l'Agenzia nazionale per l'integrità (ANI), che lo accusava di incompatibilità tra i ruoli di sindaco di Sibiu e di rappresentante per il comune in seno all'assemblea generale degli azionisti delle società SC Apă Canal SA e SC Piețe SA.[75] L'istruttoria era stata sospesa durante la campagna presidenziale per le elezioni del novembre 2014.[76]
^Die Lokomotive von Hermannstadt, interviu cu Gustav Heinz Johannis, în: Monatsgruß (revistă lunară a Decanatului Evanghelic-Luteran din Würzburg), ottobre 2007, pag. 5.