Gli economisti classici avevano incentrato la loro analisi sul concetto di valore, derivato dalla quantità di lavoro necessaria a produrre i beni (valore lavoro).
Alla fine del diciannovesimo secolo il centro dell'analisi economica si spostò sui concetti di utilità marginale e costo marginale. La Scuola austriaca fu una delle tre scuole di pensiero economico da cui nacque la rivoluzione marginalista degli anni settanta di quel secolo, e diede il maggior contributo all'innovativo approccio soggettivista all'economia. Il libro del 1871 di Carl Menger, Principles of Economics, fu un catalizzatore per questa evoluzione. Mentre il marginalismo diventava sempre più influente, incominciò a crearsi intorno a Menger una scuola di pensiero (chiamata Scuola psicologica, Scuola di Vienna, o - come è maggiormente conosciuta oggi - Scuola austriaca), che ebbe un ruolo importante nel successivo sviluppo delle teorie economiche.
La scuola nacque a Vienna, anche se c'è da sottolineare che alcuni dei suoi aderenti, come Murray Rothbard, hanno tratto molti spunti dalla Scuola di Salamanca del XV secolo, che aveva sede nell'Università di Salamanca, e dai fisiocrati francesi del XVIII secolo.
Le teorie degli economisti austriaci si distinguono da quelle degli economisti classici in particolare per l'enfasi assegnata al sistema dei prezzi, su cui Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek ritenevano fosse fondata la stessa esistenza di qualsiasi calcolo economico, che in mancanza di prezzi derivati dal libero scambio e garanzie per la proprietà privata è considerato impossibile.
Gli economisti austriaci furono i primi a criticare apertamente e duramente le teorie marxiste e la dottrina hegeliana. Il primo libro fondamentale della Scuola austriaca, ovvero Principles of Economics di Carl Menger, venne scritto quattro anni dopo il primo libro del Capitale di Karl Marx, mentre il secondo e il terzo libro seguirono rispettivamente di quattordici e di ventitré anni l'opera di Menger. Lo stesso Böhm-Bawerk scrisse negli anni ottanta e novanta del XIX secolo diverse critiche molto approfondite nei confronti del marxismo.
Una svolta all'interno della Scuola austriaca avvenne dopo l'avvento al potere in Germania di Adolf Hitler. Data l'impossibilità di convivenza con il Terzo Reich, molti economisti austriaci scapparono dall'Austria, paese-fulcro di tutta la scuola. La maggior parte degli economisti, tra cui Ludwig von Mises, si stabilirono negli Stati Uniti.
Metodo
La scuola austriaca sostiene che l'unica teoria economica valida debba derivare logicamente dai principi basilari dell'azione umana. Oltre al suo approccio formale alla teoria, spesso chiamato prasseologia, la scuola ha sempre predicato un approccio interpretativo alla storia. Il metodo prasseologico permette di derivare le leggi dell'economia valide per ogni azione umana, mentre l'approccio interpretativo si occupa di singoli eventi storici.
L'approccio della scuola austriaca è razionalista (pur annoverando due anime, una kantiana e l'altra aristotelica) e si distingue sia dall'approccio platonico/positivista della moderna economia di scuola neoclassica ora dominante, sia dallo storicismo della scuola storica tedesca e degli istituzionalisti americani. Sebbene il metodo prasseologico sia assai diverso da quello attualmente usato dalla maggior parte degli economisti, esso è essenzialmente identico all'approccio tradizionalmente tenuto dagli economisti classici di scuola britannica, dai primi economisti continentali e dai tardo-scolastici. La metodologia austriaca è una netta contrapposizione alla scuola classica del pensiero economico, che si è sviluppata a partire dal XV secolo fino all'era moderna e che ha annoverato tra i propri sostenitori economisti del calibro di David Hume, Adam Smith, David Ricardo, Nassau Senior, John Elliot Cairnes; mentre raccoglie il lascito di grandi autori come, ad esempio, Richard Cantillon, Anne Robert Jacques Turgot, Jean-Baptiste Say e Frédéric Bastiat.
Sebbene le sue tesi siano controverse e si chiamino in qualche modo fuori dal filone principale della teoria neoclassica (così come sono opposte a molte delle idee di J.M. Keynes), la scuola austriaca ha avuto una certa influenza, a causa della sua enfasi sulla fase creativa (ossia l'elemento 'tempo') della produttività economica e del suo interrogarsi sulle basi della teoria del comportamento connessa con l'economia neoclassica.
I teorici della scuola austriaca raccomandano di rendere minima l'influenza dei governi sull'economia, chiedono una forte protezione della proprietà privata e supportano in generale l'individualismo. Per questo motivo sono spesso citati a sostegno da gruppi liberisti "laissez-faire", "libertarian" e oggettivisti, sebbene economisti di scuola austriaca come Ludwig von Mises insistano sul fatto che la prasseologia deve prescindere dai valori: non rispondere cioè all'ipotetica domanda "è giusto adottare questa politica economica?", ma piuttosto alla domanda, a fondamento dell'eterogenesi dei fini, "se questa politica fosse realizzata, avrebbe gli effetti desiderati?"
I due filoni della scuola austriaca
Nel corso del tempo gli economisti austriaci si sono divisi in due gruppi.
Il primo gruppo, segue l'approccio iniziato da Friedrich von Hayek e manifesta una certa diffidenza nei confronti dei concetti neoclassici ma accetta un largo utilizzo dei suoi metodi (compresi i modelli matematici).
Il secondo gruppo segue l'approccio di Ludwig von Mises e Murray Rothbard e rifiuta le teorie neoclassiche del economia del benessere e del consumatore, sostiene l'inapplicabilità dei metodi statistici e matematici all'economia e afferma che la teoria economica nel suo complesso è andata fuori strada nel ventesimo secolo. Considerano l'approccio di Von Mises come un paradigma alternativo alla teoria economica dominante neoclassica.
«se Mises e Rothbard sono nel giusto, la teoria economica dominante è sbagliata; ma se invece ha ragione Hayek, la teoria economica dominante necessita solo di una messa a fuoco".[4]»
«La Scuola austriaca grazie ai suoi economisti è arrivata molto lontana, e, a mio giudizio, ha cambiato irreversibilmente la visione dell'economia di molti economisti di questo paese.[5]»
Contributi
I contributi maggiori della Scuola austriaca in economia sono:
La teoria della nascita e distribuzione dei prezzi.
L'enfasi sulla natura conveniente di ogni scelta.
Il rigetto dei fondamentali metodi matematici in economia. Questa teoria creò molto contrasto con i neoclassici.
L'enfasi sull'opportunity cost e la riconsiderazione dell'offerta come causa indipendente del valore.
La teoria elaborata da Hayek e von Mises sul ciclo economico, denominata anche ciclo economico austriaco, la quale mette in evidenza l'espansione del credito dovuta alla politica monetaria e il ribasso dei tassi di interesse[6].
Il concetto hayekiano di equilibrio intertemporale.
La visione di Hayek e von Mises del prezzo come indice di scarsità.
La teoria delle preferenze temporali.
Il dibattito nato intorno alla teoria austriaca dell'impossibilità di calcolo economico in regime di socialismo.
^’The Essential Austrian Economics (Essential Scholars) - Autore: Christopher J. Coyne, Peter J. Boettke ASIN: B08PL8343J Editore : The Fraser Institute Lingua : Inglese